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Sinodino, un bambino impertinente in sacrestia

Sinodino, un bambino impertinente in sacrestia

Forse non tutti i cattolici ne sono consapevoli, ma dall’ottobre 2021 il Papa ha messo in moto un processo di riforma “dal basso” che potrebbe avere un impatto notevole sul futuro della Chiesa. Si chiama “Sinodo sulla Sinodalità” ed è la prima assemblea ecclesiale a svolgersi secondo le nuove regole introdotte da Francesco nel 2018 che permettono una partecipazione più sostanziale di tutti i battezzati, il cosiddetto “Popolo di Dio”. In pratica, un evento che durerà più di tre anni, per verificare se davvero i cattolici camminano insieme, se nella Chiesa c’è davvero partecipazione, comunione, elementi indispensabili per annunciare il Vangelo.

A ricordarci che questo processo di rinnovamento ecclesiale è in corso, è un bambino dal nome bizzarro ma esplicito – “Sinodino” – protagonista di un libretto umoristico pubblicato da Ancora editrice e firmato da Fabio Colagrande, giornalista vaticanista, da quasi trent’anni al servizio dei microfoni della Radio Vaticana.

Nel volumetto “Le favolose avventure di Sinodino”, illustrato dai vivaci disegni di Cristiano Sagramola, questo piccolo impertinente battezzato è protagonista di venti scenette in cui compie altrettanti agguati in luoghi tipici della vita ecclesiale – l’ufficio del vescovo, la parrocchia, un centro Caritas, un ateneo pontificio – per verificare se il Sinodo stia dando davvero spazio a tutti i battezzati e soprattutto agli ultimi, i dimenticati.

Sinodino, che si trasforma via via in un piccolo supereroe, alterna azioni di disturbo che rivelano le resistenze clericali della Chiesa del “si è sempre fatto così”, a incursioni in ambienti laici dove la vita scorre nell’indifferenza per i burocratismi ecclesiali. Dopo un inevitabile momento di autocritica e crisi interiore, finisce la sua corsa addirittura a Casa Santa Marta, con l’intenzione di mettere in guardia il Papa sui rischi che corre il suo Sinodo. Ma non vi “spoileriamo” il finale.

Il libretto, introdotto da una prefazione del direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, scorre via veloce, con i venti quadretti scritti come fossero la sceneggiatura di un radiodramma o di un podcast, come si dice oggi. L’autore alterna un humour leggero, quasi infantile, a pagine più dure e sarcastiche, senza risparmiare critiche feroci ai qualunquismi ecclesiali, alle vacuità dei tradizionalisti come dei progressisti, ma lasciando aperta la porta della speranza di una reale riforma della Chiesa. Sembra quasi volerci dire che l’autoironia è forse il primo passo di una vera conversione dei credenti.

Ancora editrice
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