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A Pasqua sulle tavole del Lazio regna la tradizione: agnello in aumento del 13%

A Pasqua sulle tavole del Lazio regna la tradizione: agnello in aumento del 13%

Roma – Oltre 4 famiglie su 10, pari al 44%, porteranno carne di agnello a tavola a Pasqua, in aumento del 13% rispetto allo scorso anno, per rispettare le tradizioni, ma sostenere anche la sopravvivenza dei cinquemila pastori del Lazio duramente colpiti dalla siccità nei pascoli e dai rincari dei costi di produzione legati alla guerra in Ucraina.
E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ in occasione dell’avvicinarsi della ricorrenza durante la quale si acquista gran parte dei circa 1,5 chili di carne di agnello consumati a testa dagli italiani durante tutto l’anno.

“Una tradizione che aiuta a contrastare lo spopolamento delle aree interne”, ha spiegato il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri. Gli effetti del conflitto si fanno sentire anche sulla pastorizia del Lazio, con un calo dei redditi stimato in oltre il 50%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea, che segue la crisi causata dalla pandemia, mettendo a rischio un mestiere ricco di tradizione molto duro che garantisce la biodiversità e si prende cura di oltre 800 mila capi ovini nella nostra regione, anche attraverso tradizioni millenarie come la transumanza, proclamata patrimonio culturale immateriale dell’umanità l’11 dicembre 2019.

La carne d’agnello resta una presenza fissa nel menu di Pasqua, come dimostrano i piatti della transumanza tramandati da secoli: come l’abbacchio alla scottadito del Lazio. Tra coloro che non rinunciano all’agnello, il 58% acquisterà in supermercati e macellerie quello Made in Italy e un altro 22% lo andrà addirittura a comperare direttamente dal produttore per avere la garanzia dell’origine, mentre solo un 20% non si curerà della provenienza di quel che metterà nel piatto, secondo Coldiretti/Ixe’.

“Per evitare rischi e portare in tavola qualità al giusto prezzo il nostro appello – aggiunge Granieri – è quello di preferire carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale come l’Igp, o di rivolgersi direttamente ai pastori, quando è possibile”.

In una situazione in cui oltre un agnello su due (55%) presente nei banchi frigo per Pasqua è di origine straniera, il pericolo, infatti, è di mettere nel piatto carne spacciata per italiana, che non rispetta gli stessi standard qualitativi di quella nazionale, secondo un’indagine dei Consorzi di Tutela delle tre Igp Agnello di Sardegna, Abbacchio Romano e Agnello del Centro Italia e di Coldiretti Sardegna.

“Senza un deciso impegno dell’intera filiera agroalimentare nazionale – conclude Granieri – la pastorizia italiana rischia di scomparire con l’abbandono di migliaia di famiglie che hanno fatto dell’allevamento il centro della loro vita”.

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