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Violenza giovanile, i dati sono in aumento: “Il 30% vuole affiliarsi a una baby gang”

Violenza giovanile, i dati sono in aumento: “Il 30% vuole affiliarsi a una baby gang”

17 maggio 2025- “ Quasi il 90 per cento dei ragazzi intervistati chiede protezione psicologica in caso di sexting, ( fusione tra sex e texting) ovvero l’invio di comunicazioni che includono foto e video con dettagli intimi scritti in chat. Questo significa che il dato riguarda sia la partecipazione a chat pedopornografiche sia il bisogno stesso di difendersi da un meccanismo deviato. Inoltre, altro dato allarmante, è che il 30 per cento degli studenti ha dichiarato di appartenere o di volersi affiliare ad una baby gang”.

E’ quanto anticipato ieri sera dalla presidente della Fondazione I figli degli Altri , la psicologa e psicoterapeuta Rosetta Cappelluccio durante il Charity Gala organizzato a Palazzo Ischitella. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Napoli, dalla Regione Campania e dall’Ordine dei Medici Chirurgici e degli Odontoiatri di Napoli e Provincia, e sponsorizzato da: Autouno Group, Banca Sella, Wycon, Guacci, Crai, Eudorex, Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli, Centro Cardiovascolare Napolitano, Tecnocap, Federfarma Napoli, Tecno, I’M Comunicazione, Vieffe Noselab, Barbara Giovene, Cilento, De Clemente, Longobardi, Avella Concept, Alba Catering, Aminox, Salerno &Partners, Planet Travel, Splash, Bluplast, M Costruzioni,  S.r.l. Montuori, Facom Gas, Comat, Kydney Centro Dialisi, Donne per il sociale Onlus, Enernow, A.G.V., Pippo by Capri, tanti i partecipanti.

I numeri commentati dalla Cappelluccio, da sempre con la sua Fondazione in prima linea nella lotta alla violenza tra pari e al bullismo, fisico e cyber, sono stati raccolti nel corso di uno studio, svolto tra dicembre ed aprile in sei istituti superiori di Napoli: Liceo Umberto, Istituto Superiore Ferraioli, Istituto Superiore Della Porta, Istituto Superiore Porzio Colosimo, ITC Mario Pagano, e in uno nel Comune di Santa Maria Capua Vetere, Istituto Comprensivo Principe di Piemonte.

Al progetto, intitolato P.a.r.l.a ( Prevenzione di aggressività, rischi legalità e abusi) hanno partecipato  oltre mille ragazzi, divisi tra biennio e triennio. Gli studenti sono stati coinvolti in incontri di ascolto, sensibilizzazione e rilevazione dei loro bisogni, con un focus sulla violenza giovanile, l’uso improprio del digitale ed il disagio emotivo. Il tutto attraverso questionari anonimi, focus group e attività collettive.

“Le richieste di aiuto – sottolinea la psicologa e psicoterapeuta Rosetta Cappelluccio –  ci sono giunte direttamente dalla voce degli studenti che hanno espresso con lucidità le proprie fragilità. I dati sono allertanti ma stiamo già elaborando nuovi progetti che possono aiutarli a recuperare. C’è un grande senso di vuoto tra i nostri adolescenti, un bisogno di essere protetti, un bisogno di avere figure di riferimento, un aiuto nel capire quali sono le relazioni sane. Oggi, tra le ragazze, è diventata un’esigenza, ormai di moda, avere relazioni tossiche che portino malessere”.

Ma che cosa è il “malessere”, tanto citato dalle ragazze nelle scuole.

Il malessere  è un ragazzo che si distingue per atteggiamenti dannosi e possessivi – spiega ancora la Cappelluccio – alimentando dinamiche di controllo nella relazione. Spesso si comporta in modo distaccato, evitando di scrivere o chiamare, generando insicurezza nella ragazza, che finisce per sentirsi dipendente dalla sua attenzione. Inoltre il ragazzo adotta un atteggiamento ribelle e sregolato, vantandosi di comportamenti trasgressivi come fumare a scuola.  Il malessere tende a controllare la vita della sua ragazza, imponendo restrizioni su come deve vestirsi e con quali amiche può uscire, vietandole spesso di avere amici maschi, privandola progressivamente della sua libertà e indipendenza. Arriva persino a monitorare il suo telefono, violando la sua privacy e, in alcuni casi, chiedendo foto intime, alimentando un rapporto di potere squilibrato e una dinamica di dipendenza emotiva e manipolazione. L’idea che fa tendenza soffrire e mettersi con una persona che fa stare male normalizza il dolore e il controllo in una relazione, allontanando le ragazze dal concetto di un amore sano e rispettoso. Quello che ci ha colpito, nella nostra indagine, è la normalità con cui alcune ragazze ne parlano, come se fosse un aspetto naturale delle loro esperienze relazionali. Una sofferenza che passa anche dal desiderio di affermarsi in un contesto sociale, che spesso esalta il dramma e il conflitto”.

D’altro canto i dati del report della Fondazione I figli degli Altri evidenziano, da un alto: un 72 per cento dei ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 19 anni, che ha bisogno di figure di riferimento positive e, dall’altro, parliamo dell’80 per cento, giovani che invece sentono il bisogno di costruire un’immagine forte e rispettata di sé, a costo anche di entrare in circuiti devianti. Percentuale che si allunga fino all’85 per cento tra gli studenti del biennio, dove l’età si abbassa fino a 14 anni.

Il 95 per cento degli studenti reclama adulti coerenti, presenti e capaci di gestire relazioni, sia nelle scuole del centro sia delle periferie. E’ centrale per ognuno di essi il bisogno di adulti non solo competenti ma anche connessi con i mondi dei ragazzi.  Inoltre, più del 70 per cento dei ragazzi chiede un forte senso di protezione poiché i più giovani si sentono esposti o insicuri nel proprio contesto sociale, ed hanno estrema difficoltà a chiedere aiuto.

Da qui l’idea della Fondazione della Cappelluccio di istituire sportelli di Ascolto  direttamente nelle scuole che lo richiedono, per offrire un punto di riferimento stabile, uno spazio sicuro di ascolto in grado di fare rete, direttamente con le Istituzioni, la polizia e i carabinieri.

“Attivare sportelli di ascolto nelle scuole – spiega la presidente –  deve essere una necessità trasversale che va oltre il tessuto sociale. Quasi il 90 per cento dei ragazzi ha chiesto spazi di ascolto non giudicanti. Non a caso, alla domanda “Perché serve uno sportello d’ascolto, i ragazzi hanno risposto, quasi sempre, “Perché stiamo male e abbiamo bisogno di essere ascoltati”.

Al punto Ascolto dell’Istituto Ferraioli, il primo nato a Napoli direttamente in una scuola, sono approdati oltre cinquanta studenti con una partecipazione sempre maggiore e crescente: per alcuni di loro le richieste sono state ripetute, segno di fiducia e di bisogno autentico di continuità nell’essere ascoltati.

“Alla base del disagio dei ragazzi, – spiega la presidente –  ci sono anche le pressioni  da parte di genitori ansiosi, le difficoltà legate all’identità di genere, la scarsa autostima, l’ansia sociale, l’ansia da prestazione nonché la percezione di non sentirsi ascoltati o capiti”.

Altro dato interessante, che riguarda quasi l’80 per cento dei ragazzi intervistati nelle scuole, è la critica che essi fanno a modelli culturali devianti. Per molti di loro musica, social e serie TV promuovono modelli violenti e tossici.

Dal report è emerso inoltre che il 90 per cento degli studenti soffre una percezione di insicurezza fisica e digitale. I ragazzi chiedono ambienti che non li espongano a giudizio, vendetta o esclusione.

“ In generale, quello che è emerso dai risultati raccolti in tutte le scuole dove siamo intervenuti,  – conclude la Cappelluccio –  è che i ragazzi non sono passivi destinatari di interventi, ma soggetti attivi che chiedono rispetto della loro complessità, strumenti per difendersi e crescere, adulti empatici e competenti, comunità scolastiche che siano luoghi di fiducia. Dalla fragilità condivisa nasce una domanda collettiva di senso e di futuro. Accoglierla significa dare legittimità alla voce educativa dei giovani, costruendo politiche e interventi che partano dal disagio che essi vivono. Come fondazione, il nostro compito è dare concretezza a queste richieste, progettando interventi che partano dalla realtà vissuta dai ragazzi e non da ciò che immaginiamo per loro. La serata di ieri è stata solo un passaggio, ma fondamentale: perché l’ascolto diventi direzione. Continuiamo a costruire, insieme, una comunità educante, che cura, protegge e accompagna”.

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