Fiumicino, 8 maggio 2025 – Negli ultimi anni, a Fregene, è diventato sempre più frequente imbattersi in piccoli gruppi di daini (Dama dama) che si muovono silenziosi tra la macchia mediterranea, la pineta e persino i viali residenziali. Una presenza affascinante e inaspettata che, se da un lato emoziona e incuriosisce, dall’altro solleva interrogativi sulla sicurezza, l’equilibrio ecologico e la convivenza con gli uomini in ambiente urbano.
I daini presenti a Fregene provengono dall’Oasi WWF di Macchiagrande, un’area protetta in cui la specie è stata introdotta negli anni ’90. In un habitat ricco di vegetazione e poco antropizzato, la popolazione si è stabilizzata e riprodotta con successo. Tuttavia, negli ultimi anni, alcuni gruppi hanno cominciato a oltrepassare i confini dell’Oasi, spinti dalla disponibilità di cibo e dalla relativa tranquillità offerta dalle aree urbane limitrofe. Oggi i daini sono diventati una presenza iconica e li si può osservare pascolare con grazia sul lungomare di Fregene, attraversare i viali alberati all’alba, o curiosare nei giardini privati.
Quello di Fregene non è un caso isolato. Episodi simili sono stati registrati in diverse località italiane. A Caserta, i daini si muovono tra i quartieri di Sant’Angelo in Formis, San Leucio e Casagiove. In Lombardia, sono stati avvistati nel centro di Paratico, e ancora a Bergamo, Orio al Serio e Brusaporto. A Ravenna, nella Pineta di Classe, la loro presenza è così marcata da aver reso necessario un piano di gestione. Anche a Tortona, in provincia di Alessandria, un branco è stato visto attraversare le strade urbane, a pochi metri dalle abitazioni.
L’espansione dei daini in ambiente urbano è un chiaro segno della pressione ecologica esercitata dall’uomo sugli habitat naturali. A Fregene, questa convivenza presenta sfide crescenti: i daini, spesso disorientati o spaventati dai rumori e dalle luci dei veicoli, possono attraversare improvvisamente le strade, con il conseguente aumento del rischio di incidenti, soprattutto nelle ore serali e notturne, quando la loro attività è maggiore.
Un’altra criticità riguarda la ricerca di cibo: attratti da coltivazioni, orti e aziende agricole, molte quelle che si trovano nei pressi dell’Oasi WWF, i daini causano danni significativi alle produzioni locali, alimentando tensioni da parte degli agricoltori. Il loro comportamento, sebbene naturale, mette in luce la necessità di una gestione attiva e consapevole del rapporto tra fauna e territorio.
In questo contesto, è fondamentale promuovere una cultura di conoscenza, rispetto e responsabilità nei confronti della fauna selvatica. Educare cittadini e visitatori al riconoscimento dei daini, ai loro comportamenti e alle buone pratiche per una convivenza pacifica, può ridurre i rischi e aumentare la consapevolezza.
Non si tratta di allontanare la natura dalla città, ma di reimparare a viverla con intelligenza e sensibilità, tutelando il benessere degli animali e la sicurezza delle persone. I daini sono ormai parte del paesaggio di Fregene così come di molte altre realtà in Italia e la sfida è quella di trasformare una convivenza casuale in un esempio virtuoso di equilibrio tra biodiversità e urbanizzazione. Ed è per questo che abbiamo intervistato Riccardo Di Giuseppe,esperto di gestione aree protette e materie ambientali. Nel WWF dagli anni 2000, come volontario, guardia Oasi, fino ad assumere la direzione delle Oasi WWF Litorale Romano, dal 2011 al 2018. Di Giuseppe è inoltre Presidente e Responsabile del programma scientifico dell’Associazione Naturalistica “Programma Natura.”
1 – Quali sono le caratteristiche principali del daino e in quali habitat trova il suo ambiente ideale?
Il daino è una specie ad ampia distribuzione, decisamente influenzata da immissioni storiche e recenti; è una specie tipica di ambienti mediterranei e di clima temperato. In provincia di Roma, per esempio, è piuttosto localizzato, abbondante all’interno della Tenuta Presidenziale di Castelporziano con una popolazione che, documentata dal XI sec., potrebbe essere la più antica d’Italia. È limitatamente presente, sia libero che in recinti, in alcune zone periferiche di Roma e nell’area di Bracciano-Manziana, presso tenute private. Lo si ritrova nella Riserva Naturale Statale Litorale Romano nella parte amministrata dal Comune di Fiumicino, presso l’oasi WWF di Macchiagrande dove attualmente è presente una popolazione consistente e libera.
2 – Sappiamo che la specie è stata introdotta negli anni ’90 nell’Oasi WWf, a quale scopo?
Presso Macchiagrande la specie fu introdotta tra il 1990 e 1991 e stabulata in un settore dell’Oasi. I daini erano mantenuti all’interno di un’area recintata di circa sette ettari. Sicuramente era un animale a forte impatto emotivo che poteva suscitare anche emozione, curiosità per i visitatori; molte persone all’epoca visitavano Oasi anche per poter vedere da vicino un grande mammifero come il daino. Naturalmente c’è da dire che questa era un concezione vecchia, oggi un approccio del genere è molto discutibile e superato nella biologia della conservazione; anche perché se poi la popolazione non viene monitorata e gestita gli effetti negativi sono molteplici.
3 – La presenza dei daini, se da un lato arricchisce il valore naturalistico del territorio, dall’altro impone alcune attenzioni. Per convivere in modo sicuro e rispettoso, come dobbiamo comportarci?
Penso che prima di tutto, per una corretta convivenza, bisogna attivare un monitoraggio continuo della popolazione. Oggi l’animale non è più solo confinato presso Macchiagrande ma spesso frequenta anche aree molto antropizzate come la cittadina turistica di Fregene e le sue strade. Questo, per esempio diventa pericoloso quando questi grossi mammiferi attraversano le strade. I dati raccolti evidenziano come il numero delle collisioni con autoveicoli purtroppo sia cresciuto in modo esponenziale negli ultimi tempi. Sicuramente è fondamentale in macchina prestare molta attenzione, rispettare i limiti di velocità e non distrarsi troppo. È fondamentale la sensibilizzazione degli automobilisti su uno stile di guida consapevole, sui tratti stradali più frequentati dalla fauna selvatica, ed un uso più mirato della segnaletica, cartellonistica stradale e dei dissuasori di velocità.
4 – C’è un rischio che la presenza dei daini comprometta gli equilibri naturali di altre specie nell’Oasi o fuori da essa?
Assolutamente si. Dalle ultime ricerche è emerso evidenti alterazioni a carico della componente vegetale e sulle biocenosi in generale. Le tipologie di danno riscontrate sulle componenti vegetazionali sono legate a bisogni comportamentali e fisiologici della specie che si manifestano con: brucatura, scortecciamento, sfregamento e calpestamento del terreno; raspate, danneggiamento di radici. Spesso lo strato arbustivo all’interno della lecceta si presenta in alcune porzioni rado a causa degli impatti dovuti all’alta densità della specie. In alcune porzioni la vegetazione è quasi completamente assente. Le plantule che hanno un’altezza non superiore a 10 cm da terra, sono praticamente assenti, evidenziando la presenza di concreti fenomeni di pressione sul rinnovamento forestale. Le piante giovani sono maggiormente soggette a brucatura, subendo effetti sull’accrescimento. La presenza del daino può rappresentare inoltre un fattore di minaccia per le produzioni agricole. Per fortuna oggi si riscontra nel territorio della Riserva Litorale Romano la presenza del lupo che svolge un ruolo importante e fondamentale nel contenimento della popolazione del daino.
5 – C’è un rischio che l’eccessiva familiarità tra uomo e daino possa alterare i comportamenti naturali degli animali?
Si, dobbiamo sempre pensare che il daino è un animale selvatico. Spesso molte persone tentano di avvicinarli con del cibo, ma questo è moto pericoloso. Alimentare gli animali selvatici può determinare un rapporto di dipendenza e una alterazione dei normali comportamenti dell’animale, tra cui la naturale diffidenza verso l’uomo con possibili conseguenze negative sia per loro che per gli esseri umani.
6 – Cosa direbbe a un genitore che vuole insegnare a un bambino a rispettare un daino incontrato in natura o per strada?
Sicuramente bisogna insegnare ai bambini a osservare la natura con stupore, curiosità e soprattutto rispetto. Magari, una volta incontrato un daino, un genitore potrebbe stimolare i bambini a fare una ricerca sulla specie per scoprire l’ecologia ed etologia e magari incoraggiarli a fare un disegno.
7 – Può essere pericoloso incontrare una mamma daino con i suoi cuccioli?
No, la natura non è mai pericolosa, va solo rispettata. Se abbiamo il privilegio di incontrare un esemplare con il suo piccolo limitiamoci ad osservare a “debita distanza” e in silenzio. In questo modo possiamo goderci un meraviglioso spettacolo.
8 – Se dovessimo incontrare un daino ferito o in difficoltà lungo il nostro percorso, in che modo dobbiamo attivarci per aiutarlo?
Se ci troviamo davanti un daino, ma anche qualsiasi animale ferito è importante non avvicinarlo e non toccarlo direttamente. In questi casi la cosa migliore da fare è quella di contattare immediatamente un centro di recupero fauna selvatica e i carabinieri forestali; in molti casi è utile anche contattare la Polizia Locale.
9 – Cosa direbbe oggi a un giovane che vorrebbe occuparsi di conservazione della natura e gestione della fauna? Da dove si inizia?
Oggi abbiamo sempre più bisogno di figure professionali che si occupino di conservazione della natura, delle sue risorse e gestione di aree protette. Il prima passo naturalmente è quello di frequentare appositi corsi di laurea all’università. Ai giovani che si approcciano a queste discipline consiglio fin da subito di frequentare le aree protette, le associazioni ambientaliste e di volontariato; per esempio quando ero molto giovane, appena iscritto all’università alla facoltà di Scienze Naturali, ho deciso di fare il servizio civile proprio presso l’oasi WWF di Macchiagrande e questo incise molto sulla mia formazione professionale; in pochi anni, da volontario, divenni guardia Oasi, poi Responsabile fino a ricoprire il ruolo di direttore per molti anni; un sogno che si è realizzato quello di poter lavorare in un area di oltre 400 ettari di natura nel cuore della Riserva Litorale Romano, un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Investire nella conoscenza della specie e nel rispetto dei suoi bisogni naturali è il primo passo per costruire una convivenza fondata sulla consapevolezza e sulla responsabilità collettiva.